Cenni di storia

CHIESA DI SANTA CHIARA annessa al monastero delle Terziare regolari, chiamato anche "Collegio delle Vergini di santa Chiara", fondato nel 1700 e soppresso nel 1811.
Perchè l'attuale via Verdi, già via Teatro, fosse un tempo chiama via delle Monache è presto spiegato: qui sorse un vasto edificio abitato nella seconda metà del '600 da una comunità francescana femminile confluita poi dal 1700 nelle Terziarie Regolari di Santa Chiara. L'opera meritoria di queste pie donne fa idealmente da ponte tra esperienze di vita religiosa diverse, ma ugualmente intense: quella francescana secolare e quella regolare delle Suore Salesiane della Visitazione. Dopo la breve vita della comunità delle Servite di Santa Maria del Paradiso (sita nella zona detta "Malpadella" nel quartiere di San Francesco, chiusa alla fine del '500 dal Vescovo Cesare Speciano), fu nel 1685 che naque un'altra famiglia religiosa femminile, forse per l'influsso dei tre conventi francescani che in Soresina già operavano:
catasto
ASCr Catasto, teresiano 1723
cartella 316 - foglio 23 (particolare)
Le Terziarie secolari guidate da Paola Maria Bogliani che si avvalsero della direzione spirituale prima dei Minori Osservanti di San Francesco del Dosso e dal 1693 di quella dell'Ordinario Vescovo di Cremona. L'acquisto di una vasta proprietà dell'attuale via Verdi diede una casa a questa singolare comunità non riconosciuta in senso canonico, ma che già cominciava ad organizzarsi ospitando fanciulle di buona famiglia per educarle ed istruirle. La fondatrice Bogliani intraprese addirittura un viaggio a Madrid col Padre Provinciale dei Terziari per chiedere contributi per Collegio al Re di Spagna e li ottenne. Non vide però, i frutti del suo impegno perchè si fermò a Maiorca dove poi morì.
localiora
(Stato attuale dei locali un tempo a servizio della Chiesa di Santa Chiara)
La sua ideale eredità non andò persa: Il 9 dicembre 1700, il Vescovo Alessandro Croce, in accoglienza delle tante suppliche, eresse il Collegio perpetuo e la Congregazione delle Vergini di Santa Chiara (ADSCr).
La comunità era soggetta all'autorità dell'Ordinamento diocesiano e doveva seguire le "Regole" che il Vescovo le aveva dato. Non era di stretta clausura ma improntata alla povertà francescana dimostarta anche esteriormente dall'abito lungo e grigio con cordone, dal panno di lino bianco che copriva il capo e da zoccoli o ciabatte ai piedi nudi. Luogo di preghiera e di riunione era una modesta chiesa che già Paola Bogliani aveva fatto costruire nel 1689 e che nel 1703 il parroco di Soresina, don Giovanni Barbò, per delega vescovile, benedisse. E che fosse a cuore anche alle autorità religiose questa esperienza lo dimostra il fatto che, nel 1704, la cappella ebbe l'onore di ospitare la cerimonia con cui il Vescovo conferiva l'Ordine ai diaconi, funzione solitamente riservata alla Cattedrale.
Dopo i primi anni di esclusiva vita spirituale, dal 1711 le Terziarie cominciarono a sviluppare un apostolato fatto non solo di preghiera, ma di azione e si dedicarono alla cura e all'educazione della gioventù femminile: Opera meritoria in tempi in cui l'istruzione pubblica era nulla e la donna non aveva spalancate le porte del sapere. Accolsero nell'educandato un buon numero di giovanette di famiglie abbienti abitanti a Soresina, nei paesi vicini e nella stessa città di Cremona ed impartivano un'istruzione secolare: leggere,scrivere, far di conto, ricamo, musica, lavoro domestico...
regole
Nel 1766 - 68, fu benedetta dal parroco di Soresina Matteo Tenchelli la nuova chiesa intitolata a Santa Chiara, progettata dall'architetto Giuseppe Bianchi, e venne completato l'ampio edificio dell'educandato. Dal 1753, anche il Collegio, col soccorso di alcuni benefattori, era stato tutto rinnovato e constava di una parte superiore (con ben ventisette celle, un dormitorio comune per le converse, tre camere per educande e maestre, una stanza per la scuola delle novizie, un'altra per le educande), di una parte inferiore (con tre parlatori, sedici camere, stanza di lavoro, cucina, refettorio...) e quattro chiostri. Nel centro, un giardino piccolo e un'altro più grande con due cappelle, una dedicata alla Beata Vergine comparsa a Caravaggio, l'altra alla Beata Vergine Addolorata. Dalla Visita del Vescovo Offredi del 9 giugno 1807 (ASDCr), ricaviamo che la chiesa era formata da due parti: Una accessibile al pubblico e una interna detta anche coro. La chiesa esterna consentiva con tre gradini l'accesso alla Strada Nuova (ora via Verdi) ai devoti che potevano partecipare alle celebrazioni tutte le domeniche e le feste di precetto.
Era ad una sola navata, a volta, con semicupola nel mezzo. I due altari laterali minori stavano in simmetri: A destra l'Altare del Santo Crocefisso 2, a sinistra l'Altare della Sacra Famigla 3, entrambi con pale inserrate nel muro, contornate di stucco e mensa di cotto. L'Altare Maggiore 1, sul fondo della chiesa, era appoggiato sul muro divisorio del coro e dedicato a Santa Chiara con tela a mo' d'ancona. La comunicazione tra le due chiese avveniva sia tramite una finestra ferrata e vetrata alta due braccia sopra la mensa dell'Altare Maggiore sia con due ruote usate per il passaggio degli arredi e dei paramenti. Ai lati del detto altare, incassati nel muro, in due "armarioli" (custodie con portella in legno, serratura e chiave in ferro) erano conservati L'olio Santo per l'Estrema Unzione e le sacre Reliquie di Santa Chiara e San Giuseppe. Due Sagrestie erano annesse alla chiesa esterna: la prima, a destra dell'entrata, comunicante col Capitolo tramite una ruota e l'altra, più piccola, a lato del Vangelo. Il coro delle Vergini o chiesa interna aveva sedili doppi, la cantoria con organo e un altare in cotto ove ardeva sempre la lampada per il Santissimo, si celebravano le Messe in alcune festività per concessione del Vescovo Franganeschi e si esponevano le reliquie. Completava il complesso un campanile con due campane. Nella cappella del giardino benedetta dal Vescovo Omobono Offredi - Ambrosini il 20 novembre 1791, trovò posto il gruppo ligneo della Madonna di Caravaggio e Giovannetta, già nell'Oratorio di San Pietro. In tutti questi anni, il Collegio passò indenne momenti ricchi di sconvolgimenti politici e militari che Soresina viveva di riflesso: le norme giurisdizionalistiche austriache, la rivoluzione francese, la campagna d'Italia napoleonica, il ritorno degli Austriaci e di nuovo dei Francesi... I meriti dell'educandato lo salvarono dalle soppressioni del 1772, del 1798, del 1805 che avevano toccato glia altri edifici sacri di Soresina, ma un Decreto imperiale emanato il 25 aprile 1810 riguardò la soppressione di tutti i conventi maschili e femminili d'Italia e l'utilità sociale del Collegio non fu più l'ancora di salvezza. Il 29 agosto 1811, dal Palazzo Reale di Monza venne firmato da S.A.R. Eugenio Beauharnais il decreto di soppressione che ridusse
piantina
allo stato laicale le monache e mise all'asta l'edificio.Il 1 novembre, le monache lasciarono il Collegio; dal 4 novembre cominciarono le operazioni d'asta dei mobili; l'11 si tenne l'asta dell'edificio, salvo le campane, che fu aggiudicato al signor Antonio Maria Ceriali di Casalbuttano. Non andò, tuttavia, perso il patrimonio di fede e di virtù. Infatti, con l'intenzione di ricostruire la comunità religiosa, l'ultima priora, suor Maria Gaetana Ferrari, aiutata dal Vescovo di Cremona Omobono Offredi, nel 1815 prese in affitto il convento dei Terziari di San Francesco.
Dall'anno successivo, le Terziarie di Santa Chiara diventarono parte di un nuovo Ordine, quello di San Francesco di Sales che restò fino al 1859 nel convento annesso alla chiesa di san Francesco e poi si trasferì nell'attuale Monastero della Visitazione.
viaverdi
(Attualmente, dove sorgeva il complesso, si trovano un'enoteca ed una residenza privata. Il cortile occupa l'area della chiesa, il bar i locali annessi (parlatoio, sagrestia...) e la proprietà privata Geroldi il convento).
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